Ok inizio domani mattina alla Resega. Posso scegliere il numero 99???Misko ha scritto:Assunto!snakebill ha scritto:180cm per 92 chili bastano?? Mi manca un po^la velocità di il pattinaggio ma se mi date un pinguino riesco.
Lugano 2015/2016
Moderatore: Thor41
Re: Lugano 2015/2016
Re: Lugano 2015/2016
Certo, non c'è problema
“It gives me a migraine headache - Thinking down to your level”
(Megadeth – “Sweating Bullets”)
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Re: Lugano 2015/2016
Statisticamente abbiamo i 2 migliori rigoristi della lega, cioè Brunner (75%, 3 gol su 4 rigori tirati) e Stapleton (50%, 3 su 6).
http://www.swisshabs.ch/les-meilleurs-e ... es-de-lna/
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Re: Lugano 2015/2016
Lord Burg ha scritto:Secondo quello che ha detto Jacky Marti a Fuorigioco, per il 75º del club il 7 febbraio prima della partita Lugano - Zurigo ci sarà "qualcosa", una sorpresa.
Ecco di cosa si parlava:
HCL-ZSC Lions il 7 febbraio alla Resega. Maglia celebrativa ed entrata gratuita fino a 16 anni
http://www.hclugano.ch/it/article/1110/ ... -a-16-anni
Re: Lugano 2015/2016
Curiosissimo di vedere la maglia celebrativa senza sponsor, che figata!
Spero però sia più bella di quella del settantesimo...
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Re: Lugano 2015/2016
Prendendo come riferimento i punti fatti a partita dagli stranieri, siamo la quarta squadra che ha i migliori stranieri, con 0,83 punti a partita realizzati. Stranieri migliori dei nostri li hanno Berna, Davos e Zugo.
http://slapshot.ch.sportalsports.com/sp ... 00000.html
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Re: Lugano 2015/2016
Sarà un problema per lui? (Keystone)
Vaglielo a dire agli svedesi...
HC Lugano e il tema stranieri, centri e difesa
venerdì 29/01/16 11:37
di Piergiorgio Giambonini
Rilancio il dibattito… lanciato negli scorsi giorni dal collega Tamburini. Pochi dubbi a sapere se il Lugano in questo momento necessitasse / necessiti di un nuovo centro straniero, perché la risposta è sì: il nuovo staff tecnico bianconero aveva infatti ampiamente e lungamente dimostrato di non credere in Filppula, tant’è vero che già nel momento dell’ingaggio di Stapleton al finlandese era stato proposto (e da lui rifiutato) il cammino inverso in direzione Bienne. Anzi, diciamola tutta: fosse stato per Fischer, Filppula se ne sarebbe dovuto andare già la scorsa primavera, ma non ci fu verso. Pochi dubbi, però, pure sulla necessità – perlomeno attuale – in casa HCL di consolidare pure la difesa: che orfana forse fino ai playoff di Furrer e Chiesa, si muove spesso a fatica con 6 sole pedine, compreso oltretutto quel Sartori al quale in condizioni normali Shedden non dava né fiducia né quindi spazio.
Tornando ad ogni buon conto sul fronte offensivo: intoccabili Klasen e Pettersson, che fare? Lo straniero da mandare in tribuna a rigor di logica (leggi prestazioni, o meglio rendimento effettivo) sarebbe Martensson: che Fischer non avrebbe nemmeno ingaggiato, che Andersson aveva però fortemente voluto e che di fatto invece di un primo centro trascinatore si sta rivelando (finora, se non altro) un primo centro sprecato. Ma intoccabile pure lui: perché di capricci per giocare al suo fianco i suoi due connazionali ne hanno già fatti abbastanza in ottobre. E così Martensson fa da spalla operaia ai due artisti, che a fare la differenza ci pensano loro due.
Riassumendo: a questo Lugano sulla via del ritorno alla nordamericanizzazione, soprattutto nelle condizioni attuali servirebbero sia un difensore-possibilmente-quarterback – ma lo staff tecnico continua a negarlo – sia un centro-tuttofare-reti-però-comprese. Se quest’ultimo ruolo potrà assumerlo il nuovo arrivato Lapierre, semmai lo si capirà. E allora: a Stapleton si potrebbe pensare di far fare – come spesso e volentieri ha fatto in carriera – l’ala destra offensiva.
Questa potrebbe essere se non altro una variante con 4 attaccanti stranieri da “testare” in quest’ultimo mese di regular season. Con un problemino/problemone da risolvere però in partenza: chi glielo va a dire a Klasen e Pettersson che tra loro due tornerebbe a giocare Sannitz, e che Martensson potrebbero frequentarlo solo fuori dal ghiaccio?
http://www.rsi.ch/sport/hockey/Vaglielo ... 96541.html
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Re: Lugano 2015/2016
Nonostante tutto navighiamo sempre alla ottima media di 2 punti a partita
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Re: Lugano 2015/2016
Un incontro lontano nel tempo
Brunner e Pettersson insieme a un camp da bambini

Quanto spesso si sente dire che il mondo è piccolo e che la storia di ciascun individuo si intreccia per forza di cose con quelle degli altri. Così Damien Brunner ha scovato una foto che lo ritrae da giovane a un camp estivo in Svezia in compagnia di Fredrik Pettersson, che poi avrebbe ritrovato a Lugano 16anni dopo.
http://www.rsi.ch/sport/hockey/Un-incon ... 06744.html
Brunner e Pettersson insieme a un camp da bambini

Quanto spesso si sente dire che il mondo è piccolo e che la storia di ciascun individuo si intreccia per forza di cose con quelle degli altri. Così Damien Brunner ha scovato una foto che lo ritrae da giovane a un camp estivo in Svezia in compagnia di Fredrik Pettersson, che poi avrebbe ritrovato a Lugano 16anni dopo.
http://www.rsi.ch/sport/hockey/Un-incon ... 06744.html
Re: Lugano 2015/2016
Bella analisi:
Notte prima degli esami, il Lugano tra i suoi dubbi e le forti certezze
LUGANO – Vale un po’ la citazione cinematografica nel titolo. Come quei ragazzi impegnati a studiare per gli esami con tutti i loro dubbi e le loro storie, anche il Lugano attende quel momento fatidico, per capire se riuscirà a passare il test o dovrà di nuovo aggregarsi ai ripetenti.
Le lezioni di recupero sono iniziate il 30 ottobre 2015, quando Doug Shedden debuttava sulla panchina di un Lugano ancora alla ricerca di se stesso. Da allora, i bianconeri hanno iniziato ad inanellare vittorie su vittorie trovando anche una buona costanza di rendimento, basti pensare che mai – dall’arrivo del coach canadese – il Lugano ha perso due partite di fila. E mai i bianconeri hanno accusato vere e proprie flessioni, andando anche a rispettare i pronostici di inizio stagione che li vedevano ai vertici della classifica in regular season.
La partenza falsa ha dunque reso più difficile raggiungere quello che sarebbe potuto essere un comodo secondo o terzo posto, a oggi comunque ancora alla portata, ma raggiungibile in tempi meno brevi. Questi ottimi risultati sono valsi il giusto rinnovo biennale a Shedden, così da poter dare una direzione al Lugano che sarà, soprattutto a livello di strategie sul mercato.
Tutto bene dunque? No, perché Hirschi e compagni qualche brutta abitudine non l’hanno persa. Si pensi all’incapacità di gestire due o più reti di vantaggio, oppure di mantenere alta la guardia in alcuni momenti delicati delle partite, ad esempio incassando due reti in rapida successione in entrata dei tempi.
Anche gli errori individuali sono una costante di questo Lugano emersa in modo evidente nelle ultime trasferte di Berna e Ginevra. Certo, le pesanti assenze in retrovia di Furrer – out ormai da un mese – e Chiesa si fanno sentire, inducendo Shedden a forzare i suoi uomini migliori e presentare una difesa rattoppata.
Un’altra nota dolente risulta essere il powerplay che, nonostante il talento dei giocatori, non porta in dote le reti che potrebbe e dovrebbe produrre. Anzi, con l’uomo in più il Lugano corre ancora diversi rischi a causa dei dischi persi malamente da giocatori che dovrebbero avere delle responsabilità maggiori… E di uno schema da powerplay con 5 attaccanti l’equilibrio spesso e volentieri si frantuma. Tra i limiti di queste situazioni speciali vi è la troppa complicità di Pettersson con Klasen, troppo prevedibili e poco inclini a coinvolgere gli altri giocatori. In questo senso starà a Shedden trovare delle alternative per sorprendere gli avversari, soprattutto in ottica playoff.
Se da un lato il powerplay è insufficiente, il boxplay è un punto di forza di questo Lugano, così come Elvis Merzlikins. Il lettone sta disputando un’ottima stagione che, all’infuori di qualche gol evitabile e una breve fase di stanchezza, lo ha visto protagonista di molti interventi spettacolari e decisivi ai fini del risultato. Con l’auspicabile rientro di Manzato, inoltre, Merzlikins dovrebbe beneficiare di un paio di turni di riposo, per trovarsi al meglio quando i giochi si faranno duri.
Tra le certezze di questa squadra si devono appuntare i nomi di Gregory Hofmann e Alessio Bertaggia, entrambi giunti a un livello di rendimento forse insperato alla vigilia, con l’ex pupillo di Del Curto definitivamente “esploso” e il figlio d’arte rivelatosi uno “sniper” quasi infallibile. Le molte reti segnate vanno a distribuirsi anche sul terzo blocco, dove un certo Raffaele Sannitz sta forse disputando la sua miglior stagione della carriera. Per il nativo di Mendrisio non parlano solo le reti ma anche la grande intelligenza tattica e il sacrificio, doti ben conosciute anche da un quarto blocco che con il rientro di Dal Pian ha trovato finalmente stabilità e continuità.
Una nota di merito va assegnata anche a un ritrovato Ulmer, che in assenza dei due “giganti” Furrer e Chiesa, ha assunto i panni di leader della difesa. Sarà poi interessante vedere come Shedden inserirà il rientrante Morini, che fino all’infortunio aveva destato ottime impressioni per qualità fisiche, tecniche e di personalità.
Ora restano un paio di partite prima della pausa della Nazionale che anticiperà il rush finale per determinare la griglia definitiva dei playoff. È dunque tempo di apportare gli ultimi ritocchi alla formazione e fare gli ultimissimi esperimenti, anche se con l’ingaggio e la prova a Ginevra di Lapierre sembrano delinearsi i nomi degli stranieri titolari e le composizioni delle linee.
Shedden ha dichiarato di voler effettuare un turnover che coinvolgerà tutti gli stranieri in queste ultime uscite, ma la linea svedese resterà verosimilmente invariata per i giochi che contano, in quanto Martensson è definitivamente il centro ideale per giocare con i due “gemelli”, visti anche i grossi miglioramenti degli ultimi mesi. Anche per quel che concerne l’ultimo arrivato Lapierre è difficile immaginare che Shedden se ne priverà durante il post-season, viste le sue caratteristiche di agitatore e uomo da “slot”. L’uomo voluto dallo stesso head coach, Tim Stapleton, non ha invece mai propriamente convinto… Ha sì trovato alcune reti importanti, ma spesso è risultato troppo incostante e poco inserito nel gioco a fianco di un Brunner che per rendere al massimo ha bisogno di un centro vero.
Giocatori e staff tecnico sono stati chiari: il Lugano deve terminare tra le prime 4, per un vantaggio casalingo che a questo punto non sembra solo un vantaggio psicologico da leggere in classifica. La storia recentissima parla di un Lugano che ha infilato 10 vittorie consecutive sulla pista di casa, mettendo impronte decisive già nei minuti iniziali grazie alla grande carica con cui sa scendere sul ghiaccio. Discorso diverso in trasferta, dove non sa ancora giocare con la stessa intensità e continuità.
Le risposte arriveranno con il tempo e il momento che darà il giudizio alla stagione, ossia i playoff, è dietro l’angolo. Il Lugano è un outsider, lo dicono gli epiloghi amari e senza orgoglio delle ultime stagioni – lo zoccolo duro dei giocatori è sostanzialmente lo stesso – e i difetti (o presunti tali) di costruzione della squadra, soprattutto pensando agli stranieri spesso bollati come “non da playoff”. Ma lo dice anche la corrente stagione, con quella partenza terribile che ha sconvolto ancora una volta tutti i piani, e fino ai giochi che contano non potremo sapere quanto questa squadra è cambiata nel profondo.
Questo non significa che i bianconeri non possano andare lontano, anzi, ora più che mai con uno staff tecnico all’altezza e alcuni leader in più (Furrer, Hofmann, Lapierre?) il Lugano può finalmente superare lo scoglio dei quarti di finale. A patto di elevare il suo gioco anche in trasferta e, soprattutto, la sua attitudine, giocando concentrato, convinto e in maniera scaltra, limitando al massimo gli errori.
Il potenziale c’è, starà allo staff tecnico e ai giocatori farsi trovare mentalmente pronti all’ora della verità e tirare fuori quel qualcosa in più che negli anni non è mai venuto fuori. Sfondare la barriera dei quarti potrebbe liberare definitivamente un club che merita di tornare ai vertici e mettere le giuste basi per essere sempre tra i favoriti negli anni a venire.
Come un ripetente che supera finalmente l’esame di maturità.
http://heshootshescoores.com/notte-prim ... -certezze/
Notte prima degli esami, il Lugano tra i suoi dubbi e le forti certezze
LUGANO – Vale un po’ la citazione cinematografica nel titolo. Come quei ragazzi impegnati a studiare per gli esami con tutti i loro dubbi e le loro storie, anche il Lugano attende quel momento fatidico, per capire se riuscirà a passare il test o dovrà di nuovo aggregarsi ai ripetenti.
Le lezioni di recupero sono iniziate il 30 ottobre 2015, quando Doug Shedden debuttava sulla panchina di un Lugano ancora alla ricerca di se stesso. Da allora, i bianconeri hanno iniziato ad inanellare vittorie su vittorie trovando anche una buona costanza di rendimento, basti pensare che mai – dall’arrivo del coach canadese – il Lugano ha perso due partite di fila. E mai i bianconeri hanno accusato vere e proprie flessioni, andando anche a rispettare i pronostici di inizio stagione che li vedevano ai vertici della classifica in regular season.
La partenza falsa ha dunque reso più difficile raggiungere quello che sarebbe potuto essere un comodo secondo o terzo posto, a oggi comunque ancora alla portata, ma raggiungibile in tempi meno brevi. Questi ottimi risultati sono valsi il giusto rinnovo biennale a Shedden, così da poter dare una direzione al Lugano che sarà, soprattutto a livello di strategie sul mercato.
Tutto bene dunque? No, perché Hirschi e compagni qualche brutta abitudine non l’hanno persa. Si pensi all’incapacità di gestire due o più reti di vantaggio, oppure di mantenere alta la guardia in alcuni momenti delicati delle partite, ad esempio incassando due reti in rapida successione in entrata dei tempi.
Anche gli errori individuali sono una costante di questo Lugano emersa in modo evidente nelle ultime trasferte di Berna e Ginevra. Certo, le pesanti assenze in retrovia di Furrer – out ormai da un mese – e Chiesa si fanno sentire, inducendo Shedden a forzare i suoi uomini migliori e presentare una difesa rattoppata.
Un’altra nota dolente risulta essere il powerplay che, nonostante il talento dei giocatori, non porta in dote le reti che potrebbe e dovrebbe produrre. Anzi, con l’uomo in più il Lugano corre ancora diversi rischi a causa dei dischi persi malamente da giocatori che dovrebbero avere delle responsabilità maggiori… E di uno schema da powerplay con 5 attaccanti l’equilibrio spesso e volentieri si frantuma. Tra i limiti di queste situazioni speciali vi è la troppa complicità di Pettersson con Klasen, troppo prevedibili e poco inclini a coinvolgere gli altri giocatori. In questo senso starà a Shedden trovare delle alternative per sorprendere gli avversari, soprattutto in ottica playoff.
Se da un lato il powerplay è insufficiente, il boxplay è un punto di forza di questo Lugano, così come Elvis Merzlikins. Il lettone sta disputando un’ottima stagione che, all’infuori di qualche gol evitabile e una breve fase di stanchezza, lo ha visto protagonista di molti interventi spettacolari e decisivi ai fini del risultato. Con l’auspicabile rientro di Manzato, inoltre, Merzlikins dovrebbe beneficiare di un paio di turni di riposo, per trovarsi al meglio quando i giochi si faranno duri.
Tra le certezze di questa squadra si devono appuntare i nomi di Gregory Hofmann e Alessio Bertaggia, entrambi giunti a un livello di rendimento forse insperato alla vigilia, con l’ex pupillo di Del Curto definitivamente “esploso” e il figlio d’arte rivelatosi uno “sniper” quasi infallibile. Le molte reti segnate vanno a distribuirsi anche sul terzo blocco, dove un certo Raffaele Sannitz sta forse disputando la sua miglior stagione della carriera. Per il nativo di Mendrisio non parlano solo le reti ma anche la grande intelligenza tattica e il sacrificio, doti ben conosciute anche da un quarto blocco che con il rientro di Dal Pian ha trovato finalmente stabilità e continuità.
Una nota di merito va assegnata anche a un ritrovato Ulmer, che in assenza dei due “giganti” Furrer e Chiesa, ha assunto i panni di leader della difesa. Sarà poi interessante vedere come Shedden inserirà il rientrante Morini, che fino all’infortunio aveva destato ottime impressioni per qualità fisiche, tecniche e di personalità.
Ora restano un paio di partite prima della pausa della Nazionale che anticiperà il rush finale per determinare la griglia definitiva dei playoff. È dunque tempo di apportare gli ultimi ritocchi alla formazione e fare gli ultimissimi esperimenti, anche se con l’ingaggio e la prova a Ginevra di Lapierre sembrano delinearsi i nomi degli stranieri titolari e le composizioni delle linee.
Shedden ha dichiarato di voler effettuare un turnover che coinvolgerà tutti gli stranieri in queste ultime uscite, ma la linea svedese resterà verosimilmente invariata per i giochi che contano, in quanto Martensson è definitivamente il centro ideale per giocare con i due “gemelli”, visti anche i grossi miglioramenti degli ultimi mesi. Anche per quel che concerne l’ultimo arrivato Lapierre è difficile immaginare che Shedden se ne priverà durante il post-season, viste le sue caratteristiche di agitatore e uomo da “slot”. L’uomo voluto dallo stesso head coach, Tim Stapleton, non ha invece mai propriamente convinto… Ha sì trovato alcune reti importanti, ma spesso è risultato troppo incostante e poco inserito nel gioco a fianco di un Brunner che per rendere al massimo ha bisogno di un centro vero.
Giocatori e staff tecnico sono stati chiari: il Lugano deve terminare tra le prime 4, per un vantaggio casalingo che a questo punto non sembra solo un vantaggio psicologico da leggere in classifica. La storia recentissima parla di un Lugano che ha infilato 10 vittorie consecutive sulla pista di casa, mettendo impronte decisive già nei minuti iniziali grazie alla grande carica con cui sa scendere sul ghiaccio. Discorso diverso in trasferta, dove non sa ancora giocare con la stessa intensità e continuità.
Le risposte arriveranno con il tempo e il momento che darà il giudizio alla stagione, ossia i playoff, è dietro l’angolo. Il Lugano è un outsider, lo dicono gli epiloghi amari e senza orgoglio delle ultime stagioni – lo zoccolo duro dei giocatori è sostanzialmente lo stesso – e i difetti (o presunti tali) di costruzione della squadra, soprattutto pensando agli stranieri spesso bollati come “non da playoff”. Ma lo dice anche la corrente stagione, con quella partenza terribile che ha sconvolto ancora una volta tutti i piani, e fino ai giochi che contano non potremo sapere quanto questa squadra è cambiata nel profondo.
Questo non significa che i bianconeri non possano andare lontano, anzi, ora più che mai con uno staff tecnico all’altezza e alcuni leader in più (Furrer, Hofmann, Lapierre?) il Lugano può finalmente superare lo scoglio dei quarti di finale. A patto di elevare il suo gioco anche in trasferta e, soprattutto, la sua attitudine, giocando concentrato, convinto e in maniera scaltra, limitando al massimo gli errori.
Il potenziale c’è, starà allo staff tecnico e ai giocatori farsi trovare mentalmente pronti all’ora della verità e tirare fuori quel qualcosa in più che negli anni non è mai venuto fuori. Sfondare la barriera dei quarti potrebbe liberare definitivamente un club che merita di tornare ai vertici e mettere le giuste basi per essere sempre tra i favoriti negli anni a venire.
Come un ripetente che supera finalmente l’esame di maturità.
http://heshootshescoores.com/notte-prim ... -certezze/
“It gives me a migraine headache - Thinking down to your level”
(Megadeth – “Sweating Bullets”)
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