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da Bernie » 22 ott 2018, 6:54
L’HC Lugano e quel processo che dura ormai da troppo tempo
Da un lato ci sono i numeri. Impietosi. Tra campionato, Coppa Svizzera e Champions League il Lugano in stagione ha già disputato diciotto partite: ne ha perse ben dieci e vinte solo otto, tra le quali quella di Coppa con i dopolavoristi dell’Huttwil. L’Europa sorride ai bianconeri – giusto sottolinearlo – ma il cammino nelle competizioni nazionali è preoccupante. Decimo posto in campionato, undicesimo nell’efficacia in power-play, dodicesimo nella classifica globale dei tiri in porta, zero punti in trasferta. Ci fermiamo qui. E da sabato il Lugano è fuori anche dalla Coppa. Siccome i numeri sono freddi, aridi e non raccontano mai tutta la verità, dall’altro lato c’è ciò che si vede in pista. Nelle ultime uscite i bianconeri hanno ritrovato grinta e carattere – dovrebbe essere normale e non un valore aggiunto, no? – ma nonostante ciò i risultati non arrivano. Stupisce la fragilità di un gruppo capace di offrire sprazzi di luce e di farsi poi inghiottire dalle tenebre alla prima difficoltà. Diciamola tutta: in generale diversi aspetti del gioco non convincono, troppi elementi non rendono secondo le aspettative (o non vengono messi nelle condizioni di rendere) e Elvis Merzlikins non può sempre fare il boia e l’impiccato. Un solo esempio: Romain Loeffel – nazionale ricco di talento e leader fino a pochi mesi fa della difesa del Ginevra – sabato contro lo Zugo è stato semplicemente irriconoscibile, combinandone di tutti i colori. Per una volta la Coppa Svizzera – torneo che alla maggior parte delle squadre interessa come il due di picche a briscola – poteva infondere almeno un pizzico di fiducia ad un Lugano reduce dalla sconfitta patita a Bienne. Ed invece l’ennesima delusione non ha fatto che accentuare una spirale negativa dalla quale i bianconeri devono assolutamente uscire al più presto. Senza se, senza ma e soprattutto senza le solite frasi fatte, trite e ritrite, che iniziano a lasciare il tempo che trovano. Perché anche se nello sport fortunatamente nulla è scontato, si sta pur sempre analizzando il rendimento della squadra vice campione svizzera. L’espressione che tanto va di moda in questo periodo nei corridoi della Cornèr Arena, «Siamo in un processo di crescita», comincia a far sorridere. O a innervosire, fate voi. Non solo perché le solida fondamenta costruite lo scorso anno dovrebbero comunque permettere al vascello bianconero di superare in fretta le tempeste che fisiologicamente si incontrano quando si va per mare, ma anche perché ufficialmente la stagione del Lugano è iniziata il 30 agosto scorso a Pilsen. Sono trascorsi quasi due mesi, eppure il «processo» ha portato miglioramenti solo a dosi omeopatiche. Per quale ragione formazioni già protagoniste di un buon finale di regular season qualche mese fa – vedi ad esempio Bienne, Berna o Zugo – di questo «processo» non hanno bisogno e veleggiano tranquillamente nelle parti alte della classifica? Mistero. In verità – utilizzando anche un’espressione un po’ cruda – il Lugano ha soprattutto bisogno di darsi una decisa mossa, per la classifica e per i suoi tifosi. I quali – va detto – per ora se ne sono stati buoni e tranquilli e anche sabato a fine incontro hanno applaudito la squadra. La storia insegna però che in zona Ressiga la pazienza ha sempre un limite: la gente allo stadio si vuole divertire. Vero: come spesso accade in queste situazioni la fortuna non sta aiutando i bianconeri. Piove anzi sul bagnato. Dopo i vari Klasen, Bertaggia e Morini in infermeria è infatti entrato pure Jani Lajunen, fermato da un’appendicite acuta. E a Bienne si è fatto male ancheElia Riva, messo al tappeto da una carica assassina di Julian Schmutz. Piangere sul latte versato non servirebbe però a nulla e proprio nelle avversità il Lugano si era esaltato negli scorsi playoff. In un contesto di oggettiva difficoltà sarà interessante osservare quale saranno ora le mosse della dirigenza. Se l’obiettivo è quello di puntare sul recupero a breve di Linus Klasen, il Lugano dovrà giocare parecchie partite importanti con due stranieri fuori condizione. Henrik Haapala ha qualità indiscutibili, ma dopo ogni cambio – fateci un po’ caso – torna in panchina letteralmente piegato in due per la mancanza di fiato. Si tratta di un ottimo elemento per il medio e lungo termine, ma da comunicato stampa il Lugano lo aveva ingaggiato «in considerazione del fatto che tra il 5 ottobre e il 3 novembre prossimo sono in programma complessivamente 14 partite tra National League, Champions Hockey League e Swiss Cup». Provare a portare a Lugano un sesto straniero non sarebbe insomma una follia, anche perché di certezze sulle condizioni fisiche di Barbarossa Linus non ce ne sono. E pure Klasen avrà bisogno di accumulare minuti per riprendere il ritmo partita, quando tornerà. Il Lugano ha i mezzi e le qualità per riprendersi, ma non può permettersi di scendere in pista in questo delicato periodo con un solo straniero in grado di rendere davvero come tale: Maxim Lapierre.
