Media: commenti e notizie

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Moderatore: Thor41

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Jean Valjean
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Jean Valjean »

ahahahahahah Lombardi è un incantatore di serpenti. tipico politico ;-)
non mi pare che al momento loro a livello di squadre giovanili siano messi meglio di noi. anzi.

e in prima squadra abbiamo più elementi noi del nostro vivaio. Vero che con Duca e Cereda stanno un po' cambiando le cose anche da loro.
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Under Ashes
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Under Ashes »

Finito anche gennaio, pubblico il mio grafico (poco più di un giochino...) aggiornato a ieri sera (S.E.& O.)

Immagine
L'intelligenza sulla terra è costante. La popolazione in aumento.
Lord Burg
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Lord Burg »

HCL :laser: Viglezio

92 minuti di applausi per il suo articolo sul CdT di oggi.
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Thor41
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Thor41 »

Praticamente è quello che si dice qua sul Forum. Ci è andato veramente pesante stavolta, ma fa benissimo!
cimice77
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da cimice77 »

Qualcuno può postarlo pf?
edr10
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da edr10 »

Grande Viglezio.
Anche se come detto da qualcuno, sono argomenti stra-trattati sul forum.
Mancano sempre le risposte.
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Bernie
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Bernie »

Dentro la crisi

E il Lugano vede i vecchi fantasmi

Tra sconfitte surreali e pochissime soddisfazioni i bianconeri di Greg Ireland viaggiano dritti verso i playout La dirigenza non interviene, l’allenatore è sempre più confuso mentre i tifosi chiedono maggiore chiarezza

FLAVIO VIGLEZIO

C’era una volta un signore, oggi 90.enne, che portò nella Lugano dell’hockey la «cultura del lavoro». Era la fine degli anni Settanta e Geo Mantegazza, appassionato di sport ma soprattutto grande imprenditore, affidò le sue idee a quei tempi rivoluzionarie al braccio armato di John Slettvoll. Tra i due caratteri non facili a fare da sapiente mediatore ci pensò Fausto Senni. Tutti sanno come andò a finire. Una decina di anni fa dalla Svizzera tedesca arrivò un altro signore, oggi 46.enne, che si presentò affermando con grandi proclami di voler portare in quella che ancora si chiamava Resega la cultura del lavoro. Bilancio, per dirla alla Mourinho: «Zeru tituli». Per carità, in un contesto totalmente diverso da quello di un passato ormai lontanissimo, non l’ha mica ordinato il medico un successo nei playoff ogni due anni. E può addirittura capitare – lo insegna la storia – che un club di tradizione, reduce da due finali e una semifinale nei giochi per il titolo, rimanga coinvolto nella triste battaglia per sfuggire ai playout. Ma ciò che sta accadendo in questi mesi alla Cornèr Arena – in particolare il modo in cui il Lugano sta progressivamente sprofondando, in una cappa di silenzi di piombo, di totale mancanza di autocritica evidenziata in concreto dall’immobilismo che contraddistingue questi mesi di via crucis – è tanto incomprensibile quanto inaccettabile. L’ennesima conferma è giunta martedì sera al cospetto del Langnau, capace di rifilare ad una formazione apparsa allo sbando solo qualche giorno dopo il bel successo a Zugo la quarta sconfitta casalinga nelle ultime cinque giornate. Ed allora sul club bianconero – in questo momento un vascello fantasma sia a livello decisionale sia di guida tecnica – fisiologicamente riappaiono i fantasmi della mediocrità che rischiano di condizionare seriamente non solo l’annata agonistica in corso, ma anche le prossime.

Quando si naviga a vista
A governare una nave su mare piatto o a pilotare un aereo con cielo sereno e senza turbolenze sono buoni tutti, o quasi. Le competenze professionali, in ogni ambito, vanno verificate quando le onde si ingrossano o in caso di forti temporali. E devono essere costantemente monitorate: l’obiettivo deve essere l’impegno costante nel raggiungimento dei propri obiettivi, senza lasciarsi condizionare da ciò che è stato. A maggior ragione in uno scenario dai repentini cambiamenti come quello dello sport. Già, ma a Lugano chi comanda? Chi rappresenta la figura di riferimento alla quale aggrapparsi per uscire da situazioni così sconfortanti? La presidente Vicky Mantegazza, dopo l’oltraggioso striscione nei suoi confronti proprio nella serata dei festeggiamenti per papà Geo, è spartita dagli schermi radar. «Me ne ricorderò», aveva risposto piccata proprio in un’intervista rilasciata al nostro quotidiano. Ma è davvero questo il modo giusto di reagire, per rispetto nei confronti non solo delle responsabilità che ha voluto assumersi, ma anche e soprattutto dei 5.200 tesserati, una buona parte dei quali non ne può più e vorrebbe legittimamente più chiarezza? Il cognome che porta rappresenta la storia del Lugano, non se lo può scordare. C’è poi Fabio Gaggini: oddio, c’è ma non si vede. Dopo il purtroppo celeberrimo «discogate» è ufficialmente uscito di scena, ma l’ex giocatore e poi presidente è ancora ben presente nella stanza dei bottoni bianconera. E non di rado lo si vede – al termine delle partite – entrare nello spogliatoio del Lugano. Quali sono le sue vere mansioni? Supportato da Andy Näser – non si sa bene come… – ecco in seguito Roland Habisreutinger. Qualcuno – e lo ribadiamo, trattasi di competenze professionali e non di qualità o difetti sul piano umano e/o personale – un giorno abbia il coraggio di spiegare il rapporto qualità/prezzo assicurato dal direttore sportivo in questi due lustri. E nessuno venga per favore ad affermare che tra tutti ci sia unità di intenti: il Lugano non sarebbe così malconcio e si rifiuterebbe – tanto per fare un esempio banale eppure significativo – di mandare per due volte di fila a cercare di spiegare l’inspiegabile davanti alle telecamere un ragazzino come il generosissimo Elia Riva. Nessuno se la sente di intervenire pubblicamente assumendosi davvero le proprie responsabilità? Stolto chi pensava – noi compresi – che la famosissima conferenza stampa post esonero di Doug Shedden fosse servita da lezione. No, il Lugano è purtroppo rimasto il club che «L’autocritica la fa al mattino davanti allo specchio e non a mezzo stampa». Peccato che i clienti della stampa siano i tifosi, quelli che pagano fior di quattrini per stare vicini alla loro squadra del cuore con la speranza di assistere ad uno spettacolo quantomeno degno. Facesse autocritica, in un senso o nell’altro a undici giornate dal termine della regular season qualche segnale forte sarebbe arrivato: e invece a farla da padrone è il nulla. Accompagnato da un senso di approssimazione ai limiti del reale. Con rari e maldestri tentativi di gettare fumo negli occhi all’insegna del «Ne usciremo insieme». La Curva Nord continua a cantare e sostenere? Fa semplicemente parte della messa in scena orchestrata per decretare il tanto caro «Il Lugano siamo noi».

Un coach sempre più in difficoltà
Una delle poche certezze di questa stagione è che Greg Ireland non è stato messo nelle condizioni di lavorare al meglio. Da chi? Da tutta la società, in buona parte, ma non solo da Roland Habisreutinger, per una volta è bene dirlo. Accecato forse dal raggiungimento di gara-7 della finale dei playoff, invece di ingranare la marcia superiore il Lugano si è colpevolmente seduto. A tutti i livelli. Un mercato estivo deficitario – si può «vivere» di solo Loeffel? –, la questione Linus Klasen trattata in maniera che più dilettantesca non si può, l’ingaggio di un giocatore «rotto» e totalmente fuori condizione come Henrik Haapala – «Lo voleva mezza Europa», si è detto al momento della firma – e la quasi sadomasochistica decisione di non volere intervenire ulteriormente sul mercato quando il rendimento dei giocatori stranieri è da tempo nettamente insufficiente, non hanno e non stanno facilitando il lavoro del coach di Orangeville. Convinto, tra l’altro, di meritarsi già in estate un rinnovo contrattuale dopo aver portato la squadra ad un passo dal titolo nazionale. Da qui il crescente nervosismo manifestato dal tecnico, che in stagione se l’è presa un po’ con tutto e tutti trasmettendo il suo malumore anche alla squadra. E il Lugano gioca in maniera orribile, il più delle volte. E viene da chiedersi quali siano a questo punto le responsabilità degli assistenti allenatori Jussi Silander e Chris De Piero – ingaggiato per allenare gli Juniori Elite e ritrovatosi sulla panchina della prima squadra per motivi burocratici – e del preparatore atletico Lassi Laakso. Ma l’irrigidimento mentale che sta condizionando Ireland nelle sue scelte attuali è solo dannoso. Perché oggi e lo scorso anno non sono la medesima cosa: lo stesso coach ama ripetere questo concetto. Ed è in ultima analisi lui a non essere stato in grado di riportare la squadra a livelli almeno accettabili. Che ci facevano in pista gli inguardabili Lajunen e Lapierre (forti di un nuovo biennale appena firmato) in doppia superiorità numerica quando il Lugano ancora poteva riacciuffare per i capelli il Langnau? E in una situazione simile cosa ci faceva in panchina Linus Klasen?

Ed ora che si fa?
In questo marasma sono due le sfide – complicatissime - che attendono il club bianconero: cercare di salvare questa stagione e programmare la prossima. Come? A corto termine – grazie alla classifica corta – il Lugano ha ancora la possibilità più che concreta di entrare a far parte delle prime otto. Ed è già una mezza grazia ricevuta. Se ce la farà, la maggior parte degli osservatori non perderà occasione di salire sul carro dei vincitori lodando l’incredibile forza mentale del gruppo. Con il rischio di dimenticare in fretta e furia il calvario sportivo vissuto fino ad oggi. Se invece saranno playout, chissà che un barlume di lucidità aiuti – la speranza è sempre l’ultima a morire – a ritrovare almeno in parte la via maestra. Con scelte forti, anzi fortissime. Fermo restando le già confermate partenze di Gregory Hofmann, Luca Cunti e Elvis Merzlikins, il cui desiderio di varcare l’oceano alla fine della stagione in corso è noto da ormai tre anni. Ma nulla è stato fatto in questo lasso di tempo, se non rendersi conto di avere in casa un sostituto inadatto ed essersi lasciati scappare Tobias Stephan. Quanto ci piacerebbe entrare anche solo per qualche secondo nella mente di Geo Mantegazza, il vero artefice della «cultura del lavoro» bianconera. Chissà cosa pensa in questo momento del suo HC Lugano.
#RIDATECI-IL-NOSTRO-LUGANO!!
Solo Lugano
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Iscritto il: 31 ott 2018, 0:47

Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da Solo Lugano »

Caro Flavio (e sono sicuro che leggi questo forum visti i contenuti dei tuoi "scritti"), non ti vergogni?
A un giornalista si chiede un'analisi completa che pondera tutti gli aspetti in gioco, non un riassunto dei tifosi su un forum per poterseli ingraziare. Un articolo superficiale che si basa solo su sensazioni e non su analisi. Lo trovo davvero triste...
Non mi pare che cdt.ch abbia cambiato il suo dominio in tio.ch, nevvero?
E per dirla in Lord style: :lool:
Viglezio :out: utenti forum
A tutti: mantenete una vostra opinione, non fatevi impollinare da un mezzo articolo
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33dani33
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Iscritto il: 27 ago 2010, 18:21

Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da 33dani33 »

L'articolo, per dirla tutta, è un'analisi completa, che però esula dallo scempio visto in pista. Che analisi avrebbe dovuto riportare su un Quotidiano? Parlare della media di conclusioni a partita? Del Box-Play che sta colando a picco? Del minutaggio di Chorney o Ronchetti? A mio modo di vedere l'analisi ci sta tutta, considera quello che avviene FUORI dal ghiaccio e che influenza in maniera totalmente negativa ciò che avviene SUL ghiaccio.
cimice77
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Re: Media: commenti e notizie

Messaggio da cimice77 »

Esattamente anzi un analisi come questa sottolinea che il problema principale é a livello societario.
Un analisi tecnica andrebbe ad oscurare i reali problemi che ci sono (non che ha livello tecnico non ce ne siano) ed inoltre non é di competenza di un giornalista dire perché il PP non funziona o altre analisi tecniche.
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