Hofmann: “Cerco di portare energia positiva e voglia di vincere”
Scritto da Alessandro Zacchetti
Pubblicato il: 19 giugno 2015
LUGANO – L’attaccante Gregory Hofmann è uno dei nuovi volti del Lugano targato 2015/16, con il giovane che è arrivato alla Resega dopo aver compiuto un percorso sicuramente già importante nei primi anni della sua carriera.
Dopo il debutto in NLA con l’Ambrì Piotta ed essere stato draftato dai Carolina Hurricanes nel 2011 (quarto turno, 103esima scelta), Hofmann vanta già un bottino di 102 punti in 263 partite di NLA e, soprattutto, un titolo di campione svizzero vinto qualche mese or sono.
A Lugano ha firmato per quattro stagioni, con la speranza di ripetersi.
Gregory Hofmann, come puoi descrivere il tuo primo approccio con il gruppo a Lugano?
“È andato molto bene, la squadra mi ha accolto alla grande e sono tutti molto bravi. Mi sono ambientato perfettamente fino adesso e provo veramente piacere ad essere qua”.
Da quando c’è Fischer il Lugano è stato impostato per giocare in maniera offensiva e spettacolare, e gli ultimi tasselli svizzeri come te e Brunner hanno potenziato il livello degli attaccanti rossocrociati. Senti delle pressioni per le attese su di te?
“È chiaro, la pressione c’è in qualsiasi squadra. Se ci sono giocatori offensivi la gente si aspetta sempre molto da loro e quindi occorre dimostrarlo sul ghiaccio. Ora non mi metto troppa pressione, siamo all’inizio della preparazione e anche se le cose che contano arriveranno in fretta noi ci faremo trovare pronti”.
Arrivi da campione svizzero dopo un titolo vinto quasi inaspettatamente con il Davos. Qual è stato il segreto per questo nuovo successo di Del Curto?
“Il successo avviene sempre con le stesse cose. Abbiamo lavorato bene durante tutta la stagione, eravamo pronti al momento giusto e nei playoff ogni cosa ha funzionato veramente alla perfezione, con Genoni che ha tenuto fino alla fine. Siamo riusciti a fare qualcosa di incredibile, ma ora ho voltato pagina e penso solo al Lugano”.
Dopo quattro anni trascorsi nei Grigioni e dopo la partenza da Ambrì, in cosa è cambiato Hofmann, sia come giocatore che come uomo?
“Ho lavorato su tutti i punti: mentalmente, fisicamente e sul mio stile di gioco. Sono più maturo grazie alla maggior esperienza e oggi ho fiducia nei miei mezzi, so dove posso migliorare e dove posso arrivare. Cerco di lavorare normalmente con i compagni, provando ad essere un giocatore che porta energia positiva e voglia di vincere”.
Nel 2011 sei stato draftato dai Carolina Hurricanes e hai partecipato anche a un loro camp. La NHL oggi è ancora nei tuoi pensieri?
“Sì, la NHL è sempre nei miei pensieri, come lo deve essere per qualsiasi giocatore. Ho appena visto la finale di Stanley Cup… È lì che si gioca l’hockey migliore, il più spettacolare e quindi è lì che si vuole arrivare, ma rimango molto umile, so che c’è da lavorare e non è facile raggiungerla. Ora ho firmato per quattro anni a Lugano perché voglio migliorarmi e sviluppare il mio gioco, poi vedremo cosa succederà”.
Qual è il tuo rapporto con la Nazionale? Hai disputato ottime stagioni a Davos ma né Simpson né Hanlon ti hanno convocato per i Mondiali. Lavorerai ancora per raggiungere quell’obiettivo?
“Chiaro, la Nazionale è un passo molto importante per un giocatore e nonostante le mie buone stagioni non sono stato convocato. Questo significa che i selezionatori hanno fatto altre scelte e occorre accettarle, ma io lavorerò come ho lavorato in precedenza per farmi trovare pronto l’anno prossimo. Vedremo cosa succederà… Quest’anno i Mondiali per la Svizzera non sono andati benissimo e magari Hanlon farà dei cambiamenti in futuro”.
Te ne sei andato da Davos ma tornerai per giocare la Coppa Spengler. Come sarà tornarci con un’altra maglia da “ospite”?
“Sarà molto bello, sono contentissimo di potervi partecipare di nuovo. In questi tre anni in cui ho giocato con la maglia del Davos ho sempre trovato quell’ambiente incredibile e non vedo l’ora di entrare in pista da avversario. Sarà anche l’occasione per fare qualcosa di bello con il Lugano e di vedere a che punto saremo”.
Hofmann: “Davos? Era il momento di cambiare. Inti? Sceglierà il meglio per la sua carriera” Il nuovo attaccante del Lugano si presenta, fiero della sua crescita, del titolo vinto con i grigionesi ma con tanta voglia di rimettersi in gioco grazie alle idee di Fischer
Articolo di ADD
Ti-Press
LUGANO - Dopo aver vinto l’ultimo campionato con la maglia del Davos, Gregory Hofmann è pronto ad affrontare una nuova sfida nella sua carriera: vestire i colori del Lugano, lottare al fianco di campioni come Klasen e Pettersson per tentare di bissare il successo di qualche mese fa, per riportare alla Resega un titolo che manca dal 2006.
“L’inizio del campionato purtroppo è ancora distante - ha esordito il neo numero 15 del Lugano - Ora stiamo affrontando il momento più duro della preparazione, ma è davvero bello allenarsi con questa squadra: oltre al gruppo, ciò che è davvero speciale è la mentalità che tutti stiamo già dimostrando. Posso sicuramente dire di aver fatto la scelta giusta”.
A proposito di scelte… cosa ha spinto la giovane ala a lasciare Davos e abbracciare la causa del Lugano? “Giocandoci contro, si notava che questa era una squadra molto forte: l’anno scorso non c’è stato uno scontro diretto noioso o privo di ritmo. Giocare a Lugano dà grandi emozioni, Fischer sta facendo un ottimo lavoro, giocando in Ticino ho la possibilità di vedere di più la mia famiglia… inoltre si punta a vincere e questo è importante”, ha spiegato. Parlando di Fischer, non si può non parlare di Del Curto e dei suoi segreti nel lavoro con i giovani. “Arno è incredibile, conosce molto bene l’hockey svizzero. Con i giovani sà dare responsabilità ma nel frattempo permette loro di sbagliare… solo così cresci! L’esempio mio, così come quelli di Sciaroni, Simion, Jörg e Corvi sono lampanti. Era però giunto il momento di cambiare… devo crescere in tante cose, ma sono convinto che a Lugano avrò la possibilità di farlo”.
Da campione svizzero, Gregory ha provato ad analizzare cosa è mancato alla sua nuova squadra degli ultimi playoff. “Da esterno è difficile dirlo, hanno chiuso al terzo posto in regular season, ma poi nel momento che conta tutto deve filare liscio. Noi a Davos abbiamo iniziato a crederci man mano, quando abbiamo visto che Genoni parava di tutto, che la difesa anche se giovane reggeva e che in attacco riuscivamo a far male con tutte le linee. Sono convinto di una cosa: i bianconeri erano più forti del Ginevra ma hanno pagato il gioco super fisico delle Aquile…”.
Terminato il flashback sul recente passato, è tempo di guardare al futuro. Un futuro prossimo che potrebbe vedere Hofmann riabbracciare sotto la stessa bandiera un suo grande amico, Inti Pestoni. L’attaccante dell’Ambrì sta decidendo se rinnovare con i leventinesi o salutare la Valascia: tra le pretendenti del talentuoso ticinese c’è anche il Lugano. Gregory proverà a convincerlo con una telefonata? “Inti è un grandissimo amico e devo fare attenzione alle parole, perché non vorrei essere frainteso. La situazione di Pestoni è diversa dalla mia anche se anche io sono cresciuto ad Ambrì; lui è la bandiera dei biancoblù, l’uomo immagine. Se venisse a Lugano sarei felice, ci spero ma deve scegliere lui; deve sapere lui quale può essere la decisione giusta. È un talento e fuori dal ghiaccio è una bellissima persona… i tifosi devono capire che se Inti dovesse decidere così lo farà per la sua carriera, per provare a vincere, per puntare alla Nazionale, non per fare un torto a qualcuno. Poi i fischi e gli insulti in quel caso arriveranno lo stesso… Io non mi sbilancio su questo tema e qualsiasi scelta prenderà, sarò felice per lui”, ha concluso.
L'unico giocatore, seguito da Brunner, ad avere quel mordente e quella cattiveria necessaria per pensare di poter far bene (forse l'unico, assieme a Kienzle che purtroppo è limitato tecnicamente, a fare dei check decisi). Che delusione la partita di ieri, certo non è stato il massimo alla 1a in casa con quel pubblico. Bravissimi i ragazzi in curva, ci hanno dato dentro ma si sa che i migliori negli ultimi anni sono sempre stati quelli sugli spalti. Di tempo ce n'è ma è ora di non sprecarne nemmeno un po'. Vedere l'atteggiamento di molti giocatori mi ha fatto porre delle domande (e non sono Marzullo ), primi 10 min ottimi (sembrava facessero vedere che son capaci a giocare a hockey) poi il vuoto assoluto in molte circostanze.