Beh a differenza dell'anno scorso non ha Furrer in forma a giocare 30 minuti per partita. Differenza enorme. È capace di vincere solo con i fuoriclasse in forma, appena qualcuno è ferito non sa cosa fare ne' come firmare/allenare gli altri
Sent from my YD201 using Tapatalk
Lugano 2016-2017
Moderatore: Thor41
Re: Lugano 2016-2017
...ed ecco anche la terza puntata, sempre di Viglezio...
La crisi dell’HC Lugano
Agire ora, prima che sia troppo tardi
La figuraccia di Kloten non può non lasciare il segno: alla Resega è tempo di passare dalle promesse ai fatti Il silenzio di staff tecnico e dirigenza è preoccupante – Da valutare la posizione di Shedden e Habisreutinger
flavio viglezio
La misura, adesso, è davvero colma. La disfatta subita dal Lugano a Kloten non potrà non lasciare il segno ed è forse paradossalmente un bene che i bianconeri siano stati travolti dagli «aviatori»: finalmente le parole non basteranno più e per cercare di invertire la tendenza – senza nessuna garanzia di successo – alla Resega bisognerà assolutamente prendere misure concrete. La speranza è che la sberla ricevuta possa finalmente svegliare tutto un ambiente che – dopo la finale dei playoff raggiunta nella passata stagione – ha pensato di essere di colpo tornato nel Gotha dell’hockey elvetico. Solo uno stolto poteva non inorridire dopo il commento ufficiale del club a seguito della sconfitta casalinga ai rigori contro lo Zugo, nel quale si lodava «il ritrovato spirito combattivo e l’attitudine positiva del gruppo». Come se una rondine – a seguito di una sconfitta, lo ribadiamo – potesse fare primavera. La crisi è invece profonda, molto profonda, e coinvolge a diversi livelli di responsabilità dirigenza, staff tecnico e giocatori della prima squadra. Ed è inammissibile, nei confronti del pubblico di fede bianconera, che né il tecnico Doug Shedden, né il direttore sportivo Roland Habisreutinger, né il presidente Vicky Mantegazza abbiano avuto il coraggio di metterci la faccia, di chiedere idealmente scusa ai tifosi, lasciando ad un paio di imbarazzatissimi giocatori l’incombenza di spiegare l’inspiegabile. Forse nemmeno Ponzio Pilato se ne sarebbe lavato così tanto le mani e l’assordante silenzio è proseguito ieri, quando in mattinata il club ha comunicato che «nella giornata odierna i giocatori, lo staff tecnico e i dirigenti concentreranno i loro sforzi nell’abituale preparazione delle partite in programma nel corso del prossimo weekend». Si tornerà a parlare oggi, sperando con tutto il cuore di non sentire il solito ritornello ripetuto fino alla noia in queste ultime settimane. Dei «Dobbiamo lavorare duro» nessuno sa più che farsene. Altro che «uniti, fieri e bianconeri». Si poteva pensare che «l’azienda Lugano» avesse finalmente ritrovato stabilità dopo anni di confusione societaria ed invece le fondamenta rimangono fragili. A partire da una dirigenza che sembra più preoccupata di «bacchettare» media e tifosi piuttosto che di concentrarsi sulle vere ragioni di questa imbarazzante situazione. Perché una certezza esiste: il Lugano è sprofondato in un buco nero dal quale non potrà uscire senza prendere misure concrete, sperando in un miracolo sportivo che non avverrà. Sarà fondamentale valutare in tempi brevi il ruolo dell’allenatore Shedden, del direttore sportivo Habisreutinger e quello di alcuni giocatori poco interessati alla causa dell’HCL.
Tocca a Vicky Mantegazza
Il presidente del Lugano ha due grandi meriti: possiede un amore quasi esagerato per il Lugano e – conscia dei suoi limiti – non ha mai messo il becco nelle questioni tecniche. Ha però un difetto: è rimasta più tifosa che dirigente. Non manca di criticare apertamente i tifosi («Troppo facile sostenere quando le cose vanno bene e poi insultare alla prima difficoltà») e i media («Cominciano i giochetti per cercare di destabilizzare lo spogliatoio»), perdendo così di vista l’essenziale. Ora toccherà a lei dimostrare di essere un presidente forte, prendendo ufficialmente posizione sul futuro di Shedden e su quello di Habisreutinger. Senza tergiversare.
Il coach ha perso il controllo
Non è mai stato difeso con decisione dal suo direttore sportivo – anche perché tra i due è in atto una sorta di lotta di potere che nuoce terribilmente al gruppo – ma il tecnico canadese sembra non crederci più. E di riflesso non appare come l’uomo giusto per risollevare le sorti di questo Lugano. Si aggrappa all’alibi degli infortuni come una cozza si attacca ad uno scoglio, presenta dei «line-up» che sembrano estratti alla lotteria di Capodanno e il suo coaching in panchina è imbarazzante. Si limita a scuotere la testa, a prendere a male parole qualche arbitro dimenticandosi per esempio – e a Kloten sarebbe assolutamente servito, questo è poco ma sicuro – di chiamare un «time-out» quando la sua formazione è rapidamente colata a picco. Paradossalmente il suo compito era stato più facile la scorsa stagione, quando aveva risollevato il Lugano dall’ultimo posto in classifica. Non aveva nulla da perdere, oggi invece subisce una pressione che non è visibilmente in grado di gestire.
E il direttore sportivo che fa?
Quando si tratta di arrabbiarsi per un «tweet» o una notizia di mercato è sempre in prima fila, di questi tempi invece pure lui ha deciso di scaricare tutte le responsabilità su allenatori (già detto dei giochetti di potere con Shedden, vero?) e giocatori: «Devono tutti fare di tutto per non portarci nei playout». Parole e soprattutto un’attitudine che devono far riflettere. Perché fino a prova contraria questa squadra l’ha costruita lui e, in qualità di direttore sportivo, ha il dovere di fare tutto ciò che è nei suoi mezzi per cercare di risolvere la delicatissima situazione. In questi anni non ci è riuscito molte volte, a dire il vero...
L’orgoglio dei giocatori
Le indubbie responsabilità di dirigenza e tecnico non devono comunque mascherare le responsabilità di chi va sul ghiaccio. A livello di attitudine, ciò che è successo a Kloten è semplicemente inaccettabile da parte di alcuni giocatori, che devono essere messi davanti alle loro responsabilità. Sono ancora i veterani – i vari Hirschi, Vauclair oppure Reuille – a dover trascinare caratterialmente il gruppo. Non a caso, elementi che negli anni hanno dimostrato grande attaccamento alla maglia bianconera.
La crisi dell’HC Lugano
Agire ora, prima che sia troppo tardi
La figuraccia di Kloten non può non lasciare il segno: alla Resega è tempo di passare dalle promesse ai fatti Il silenzio di staff tecnico e dirigenza è preoccupante – Da valutare la posizione di Shedden e Habisreutinger
flavio viglezio
La misura, adesso, è davvero colma. La disfatta subita dal Lugano a Kloten non potrà non lasciare il segno ed è forse paradossalmente un bene che i bianconeri siano stati travolti dagli «aviatori»: finalmente le parole non basteranno più e per cercare di invertire la tendenza – senza nessuna garanzia di successo – alla Resega bisognerà assolutamente prendere misure concrete. La speranza è che la sberla ricevuta possa finalmente svegliare tutto un ambiente che – dopo la finale dei playoff raggiunta nella passata stagione – ha pensato di essere di colpo tornato nel Gotha dell’hockey elvetico. Solo uno stolto poteva non inorridire dopo il commento ufficiale del club a seguito della sconfitta casalinga ai rigori contro lo Zugo, nel quale si lodava «il ritrovato spirito combattivo e l’attitudine positiva del gruppo». Come se una rondine – a seguito di una sconfitta, lo ribadiamo – potesse fare primavera. La crisi è invece profonda, molto profonda, e coinvolge a diversi livelli di responsabilità dirigenza, staff tecnico e giocatori della prima squadra. Ed è inammissibile, nei confronti del pubblico di fede bianconera, che né il tecnico Doug Shedden, né il direttore sportivo Roland Habisreutinger, né il presidente Vicky Mantegazza abbiano avuto il coraggio di metterci la faccia, di chiedere idealmente scusa ai tifosi, lasciando ad un paio di imbarazzatissimi giocatori l’incombenza di spiegare l’inspiegabile. Forse nemmeno Ponzio Pilato se ne sarebbe lavato così tanto le mani e l’assordante silenzio è proseguito ieri, quando in mattinata il club ha comunicato che «nella giornata odierna i giocatori, lo staff tecnico e i dirigenti concentreranno i loro sforzi nell’abituale preparazione delle partite in programma nel corso del prossimo weekend». Si tornerà a parlare oggi, sperando con tutto il cuore di non sentire il solito ritornello ripetuto fino alla noia in queste ultime settimane. Dei «Dobbiamo lavorare duro» nessuno sa più che farsene. Altro che «uniti, fieri e bianconeri». Si poteva pensare che «l’azienda Lugano» avesse finalmente ritrovato stabilità dopo anni di confusione societaria ed invece le fondamenta rimangono fragili. A partire da una dirigenza che sembra più preoccupata di «bacchettare» media e tifosi piuttosto che di concentrarsi sulle vere ragioni di questa imbarazzante situazione. Perché una certezza esiste: il Lugano è sprofondato in un buco nero dal quale non potrà uscire senza prendere misure concrete, sperando in un miracolo sportivo che non avverrà. Sarà fondamentale valutare in tempi brevi il ruolo dell’allenatore Shedden, del direttore sportivo Habisreutinger e quello di alcuni giocatori poco interessati alla causa dell’HCL.
Tocca a Vicky Mantegazza
Il presidente del Lugano ha due grandi meriti: possiede un amore quasi esagerato per il Lugano e – conscia dei suoi limiti – non ha mai messo il becco nelle questioni tecniche. Ha però un difetto: è rimasta più tifosa che dirigente. Non manca di criticare apertamente i tifosi («Troppo facile sostenere quando le cose vanno bene e poi insultare alla prima difficoltà») e i media («Cominciano i giochetti per cercare di destabilizzare lo spogliatoio»), perdendo così di vista l’essenziale. Ora toccherà a lei dimostrare di essere un presidente forte, prendendo ufficialmente posizione sul futuro di Shedden e su quello di Habisreutinger. Senza tergiversare.
Il coach ha perso il controllo
Non è mai stato difeso con decisione dal suo direttore sportivo – anche perché tra i due è in atto una sorta di lotta di potere che nuoce terribilmente al gruppo – ma il tecnico canadese sembra non crederci più. E di riflesso non appare come l’uomo giusto per risollevare le sorti di questo Lugano. Si aggrappa all’alibi degli infortuni come una cozza si attacca ad uno scoglio, presenta dei «line-up» che sembrano estratti alla lotteria di Capodanno e il suo coaching in panchina è imbarazzante. Si limita a scuotere la testa, a prendere a male parole qualche arbitro dimenticandosi per esempio – e a Kloten sarebbe assolutamente servito, questo è poco ma sicuro – di chiamare un «time-out» quando la sua formazione è rapidamente colata a picco. Paradossalmente il suo compito era stato più facile la scorsa stagione, quando aveva risollevato il Lugano dall’ultimo posto in classifica. Non aveva nulla da perdere, oggi invece subisce una pressione che non è visibilmente in grado di gestire.
E il direttore sportivo che fa?
Quando si tratta di arrabbiarsi per un «tweet» o una notizia di mercato è sempre in prima fila, di questi tempi invece pure lui ha deciso di scaricare tutte le responsabilità su allenatori (già detto dei giochetti di potere con Shedden, vero?) e giocatori: «Devono tutti fare di tutto per non portarci nei playout». Parole e soprattutto un’attitudine che devono far riflettere. Perché fino a prova contraria questa squadra l’ha costruita lui e, in qualità di direttore sportivo, ha il dovere di fare tutto ciò che è nei suoi mezzi per cercare di risolvere la delicatissima situazione. In questi anni non ci è riuscito molte volte, a dire il vero...
L’orgoglio dei giocatori
Le indubbie responsabilità di dirigenza e tecnico non devono comunque mascherare le responsabilità di chi va sul ghiaccio. A livello di attitudine, ciò che è successo a Kloten è semplicemente inaccettabile da parte di alcuni giocatori, che devono essere messi davanti alle loro responsabilità. Sono ancora i veterani – i vari Hirschi, Vauclair oppure Reuille – a dover trascinare caratterialmente il gruppo. Non a caso, elementi che negli anni hanno dimostrato grande attaccamento alla maglia bianconera.
#RIDATECI-IL-NOSTRO-LUGANO!!
Re: Lugano 2016-2017
Quoto 100% ottima spiegazione...cimice77 ha scritto:Interessante la tua analisi ma mi trova in leggero disaccordo.
A livello di difensori purtroppo mancano di giocatori di qualità. Purtroppo non abbiamo nessun giocatori, come hai detto te, in grado di lanciare il gioco. In grado di fare il primo passaggio. Questo porta i giocatori di qualità (vedi i Klasen o Brunner) a scendere fin sotto il bully difensivo per prendere il disco con un dispendio inutile di energia che si ripercuote poi nel terzo d'attacco e sotto porta dove si manca di lucidità perché si arriva alla fine dell'azione stanchi morti. Questo è il 50% dei problemi. L'altro 50% dei problemi è il sistema (1-3-1) con cui vuol giocare Shedden.....il fatto di mandare profondo il centro a forechecking crea un incredibile a centro pista. La squadra avversaria una volta raggiunto il centro pista poi va a nozze perché causa la mancanza del centro tutti si trovano fuori posizione (le ali scendono molto lasciando liberi di difensori avversari di tirare). Anche quando torna il centro in posizione risulta sempre in ritardo di posizione.
Contro il Davos in casa, il Davos ha fatto 31 tiri in porta (la statistica ne riporta 30 ma io ne ho contati 31) di cui 16, quindi più della metà sono partita dalla zona "home" e 10 dalla blu. Questo a mio avviso sottolinea la mancanza di copertura sulla blu difensiva da parti delle ali e un gioco passivino nella home
@Bernie c'è andato giu pesante Viglezio però adetto tutta la verità sul lugano di oggi....
"... in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, ..."
Al Pacino in "Ogni maledetta domenica"
Al Pacino in "Ogni maledetta domenica"
Re: Lugano 2016-2017
http://www.rsi.ch/sport/hockey/Lugano-c ... 93404.html
Grazie, mi hanno evitato una trasferta dal letto alla pista, solo un bene con questo freddo
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Grazie, mi hanno evitato una trasferta dal letto alla pista, solo un bene con questo freddo

Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
- nylanderfan
- Messaggi: 26103
- Iscritto il: 25 ago 2010, 11:29
- Località: Savosa, Switzerland
Re: Lugano 2016-2017
Stiamo sempre più imitando il mondo del pallone che ci sta vicino. E non è una buona cosa.
from Bure to Boeser


Re: Lugano 2016-2017
Anche io stavo per andare giù...Thor41 ha scritto:http://www.rsi.ch/sport/hockey/Lugano-c ... 93404.html
Grazie, mi hanno evitato una trasferta dal letto alla pista, solo un bene con questo freddo
Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk
Se tra qualche ora non salta Shedden è uno scandalo enorme.
Io trovo già assurdo che gli abbiano lasciato dirigere ancora 2 allenamenti, ora Tamfal (o chi per esso) guiderà la squadra questo weekend senza circa neanche avergli mai parlato.
-
- Messaggi: 2985
- Iscritto il: 27 ago 2010, 11:10
Re: Lugano 2016-2017
Se avessimo Zamparini a capo di tutto..sarebbe già saltato Sheddennylanderfan ha scritto:Stiamo sempre più imitando il mondo del pallone che ci sta vicino. E non è una buona cosa.



Re: Lugano 2016-2017
Alzi la mano chi dopo i PO dello scorso anno si immaginava uno scenario imbarazzante come questo... pazzesco! Che delusione
Re: Lugano 2016-2017
Premetto che abitando vicino a Zurigo, vado a vedere quasi solo le partite del Lugano in trasferta......purtroppo.
Sò che non scrivo niente di nuovo,perdonatemi, però ho osservato a Kloten(rattristito e incazzato) qualche cosa quasi inspiegabile.
Ho visto un Lugano nel primo tempo, che arrivava primo, che pattinava, che voleva fare di più del Kloten..
Dal secondo in avanti , più niente !!!
È anche vero che gli aviatori avevano messo una marcia in più, non era però questa squadra che poteva intimorire troppo il Lugano.
Come scritto ,era inspiegabile, non la stanchezza, colpi presi o altro , avrebbe potuto spiegare qualchecosa..
Si poteva senzaltro portare a casa la vittoria, bastava mantenere quel "groove" del primo tempo..............
Invece nò, avevano semplicemente smesso...perchè??????? domanda da un milione.
Non avevano smesso subito tutti, ho osservato che erano "solo" i giocatori chiave, poi gli altri li hanno seguiti, come se qualcuno aveva dato ordini specifici
Klase non ha smesso di giuocare, però è restato solo.
Quì, la problematica non sarà mai risolta da un allenatore, quì ci vuole un Team di psichiatri perchè i problemi che hanno certi giuocatori sono troppo in profondità, hanno radici annuali.
Come voi tutti, vedo il dilettantismo della Direzione, gli sbagli del direttore sportivo ecct. ecct., però alla fine sono i giuocatori che entrano in pista, che difendono e segnano, che hanno orgoglio, che sono preparati (bene o male), pagati (praticamente bene) e che però non fanno il loro lavoro !
Forse il guaio incomincia dal primo momento, dal primo contatto tra direttore sportivo e giuocatore !
Non voglio incominciare con la tiritela che nel mondo del lavoro, con queste attitudini non si trova un lavoro, però, restando nello sport agonistico vediamo che nel calcio (per esempio)un giuocatore che non rende viene cambiato, lasciato fuori, licenziato, regole che sono più dirette , più conseguenti.
Quì, nel mondo sacro dell' hockey Luganese vengono coccolati (le Star)e tenuti nelle bambagie, altro per i giovani e le "non" Star, quì vengono messi subito fuori dopo un solo errore.
Scusatemi, ho dovuto sfogarmi, perchè non sò più che pesci prendere.................
Sò che non scrivo niente di nuovo,perdonatemi, però ho osservato a Kloten(rattristito e incazzato) qualche cosa quasi inspiegabile.
Ho visto un Lugano nel primo tempo, che arrivava primo, che pattinava, che voleva fare di più del Kloten..
Dal secondo in avanti , più niente !!!
È anche vero che gli aviatori avevano messo una marcia in più, non era però questa squadra che poteva intimorire troppo il Lugano.
Come scritto ,era inspiegabile, non la stanchezza, colpi presi o altro , avrebbe potuto spiegare qualchecosa..
Si poteva senzaltro portare a casa la vittoria, bastava mantenere quel "groove" del primo tempo..............
Invece nò, avevano semplicemente smesso...perchè??????? domanda da un milione.
Non avevano smesso subito tutti, ho osservato che erano "solo" i giocatori chiave, poi gli altri li hanno seguiti, come se qualcuno aveva dato ordini specifici
Klase non ha smesso di giuocare, però è restato solo.
Quì, la problematica non sarà mai risolta da un allenatore, quì ci vuole un Team di psichiatri perchè i problemi che hanno certi giuocatori sono troppo in profondità, hanno radici annuali.
Come voi tutti, vedo il dilettantismo della Direzione, gli sbagli del direttore sportivo ecct. ecct., però alla fine sono i giuocatori che entrano in pista, che difendono e segnano, che hanno orgoglio, che sono preparati (bene o male), pagati (praticamente bene) e che però non fanno il loro lavoro !
Forse il guaio incomincia dal primo momento, dal primo contatto tra direttore sportivo e giuocatore !
Non voglio incominciare con la tiritela che nel mondo del lavoro, con queste attitudini non si trova un lavoro, però, restando nello sport agonistico vediamo che nel calcio (per esempio)un giuocatore che non rende viene cambiato, lasciato fuori, licenziato, regole che sono più dirette , più conseguenti.
Quì, nel mondo sacro dell' hockey Luganese vengono coccolati (le Star)e tenuti nelle bambagie, altro per i giovani e le "non" Star, quì vengono messi subito fuori dopo un solo errore.
Scusatemi, ho dovuto sfogarmi, perchè non sò più che pesci prendere.................
- nylanderfan
- Messaggi: 26103
- Iscritto il: 25 ago 2010, 11:29
- Località: Savosa, Switzerland
Re: Lugano 2016-2017
Se non sai che pesci pigliare chiama il Roland, lui oramai è esperto di pesca al salmone! 

from Bure to Boeser

